Dalla responsabilità alla “abilità a rispondere”

 

Percorso sulla legalità a partire dalle potenzialità  emergenti della personalità in formazione dell’adolescente
 
Obiettivi e contenuti
Acquisire responsabilità implica una certa capacità di rispettare le regole del gioco della convivenza civile. Ma le regole si rispettano solo quando interiorizzate: cioè quando sono intimamente condivise dal punto di vista affettivo e cognitivo.
Autonomia significa “darsi da soli delle norme”. Durante la crescita si acquisisce autonomia, perché non dovrebbe esserci più il bisogno che qualcuno ci indichi che cosa e come fare, ma, “da soli”, scegliamo quali regole seguire per raggiungere un obiettivo.
Ma come si formulano e interiorizzano le regole?
Di fronte a esperienze nuove occorre formulare risposte, comportamenti che non hanno ancora una regola esplicita e interiorizzata.
         L’adolescente può ora procedere a formulare nuove regole per se stesso in base a:
         •             valori, principi generali;
         •             ideali;
         •             mettersi nei panni di…;
         •             similitudine a esperienze simili.
         Torniamo quindi a parlare di dimensioni affettive e dimensioni culturali e formazione di identità.
        
Queste nuove regole permettono la nascita di vera libertà e vera relazione con gli altri.
Libertà non è poter fare tutto ciò che si vuole: il “tutto”, comprende infatti anche il contrario di tutto ed è quindi “niente”.
Le vere scelte che ci rendono liberi sono quelle che più ci portano ad essere noi stessi, a individuarci, a potenziare le nostre capacità a relazionare con gli altri in maniera positiva.
Quale maggiore senso di libertà acquista la responsabilità! Libertà di rispondere alla vita con consapevolezza del nostro divenire e con consapevolezza che il nostro agire coinvolge l’altro!
La responsabilità è libertà di decidere come diventare «esperto della propria vita», persona che «possiede il proprio volto, che è, in tutta la storia e l’eternità, unico e irripetibile» (Don L. Giussani) e non ha paura di metterlo in gioco con e per gli altri.
Se per gli adulti questo ampliamento di libertà di scelta, quindi di auto-responsabilizzazione, appare come una grande opportunità positiva, per i minori rischia di essere un mare aperto senza regole, se prima non c’è stata la dovuta preparazione ad esercitare la capacità di scelta.
 
Metodologia
Come esplicitare queste norme che regolano la responsabilità ed interiorizzarle?
È compito che rientra a pieno titolo nella pratica educativa, ma con quali mezzi l’educazione può far percepire regole e responsabilità come qualcosa di positivo e non come qualcosa di limitante e gravoso?
Scartiamo a priori i metodi impositivi o quelli meramente punitivi, in quanto non andranno ad incidere né sugli aspetti cognitivi né su quelli affettivi dei convincimenti e dei valori propri dell’educando.
Il punto di partenza deve essere l’adulto, che in prima persona esperisce la responsabilità come qualcosa di positivo, deve essere un esempio, così che possa essere scelto come modello positivo.
I bambini, come gli adolescenti e i giovani, sono molto più attenti ai gesti che alle parole, ai fatti concreti più che agli ideali lontani.
Il metodo da seguire nell’educazione alla responsabilità dovrebbe far leva su gioia e interesse, per generare motivazione e aspirazione alla crescita. Spiegare la regola, motivarla, discuterne e immaginare che cosa potrebbe “succedere dopo”, cioè le conseguenze in caso la regola venga applicata oppure no. Significa agire quindi sui due piani che compongono un convincimento.
La responsabilità è un processo graduale ed in evoluzione, quindi l’educando la percepisce come crescita e la crescita a sua volta apre nuove possibilità. Si crea così un circolo virtuoso ideale: mi metto in gioco, prendo coscienza di alcune mie abilità o ne scopro di nuove, aumento la mia autostima e la percezione di crescita, proverò a rimettere in gioco le nuove abilità e così via.
A questo punto la responsabilità è indissolubilmente legata al concetto di ben-divenire, che si differenzia dai più semplici ben-essere e ben-avere.
Se sviluppiamo il modello di salute bio-psico-sociale di Ryan e Travis, che portò all’intuizione che “esiste per ogni livello di ben-essere raggiunto un livello potenziale di sviluppo”, approdiamo al concetto del ben-divenire: cioè del sapersi evolvere e non fermarsi allo status “qui ed ora”, ma dell’essere capaci di intendersi in una progettualità evolutiva, che è una consapevole aspirazione alla trasformazione.
Quando si parla di adolescenza, spesso e volentieri si parla di quanto il “rischio” sia ricercato e corteggiato nei loro comportamenti, di quanto il rischio sia una componente molto legata a questa fase di crescita.
Ma perché allora non “rischiare” di immergersi in questo ben-divenire? Perché non rischiare di scoprire nuove abilità, possibilità e responsabilità? Perché non rischiare di crescere e passare ad una nuova pienezza di vita?
È compito delle generazioni adulte far tendere quelle più giovani a questi valori, non dimenticando di viverli insieme.
 
Verifica
Alla fine del percorso si procederà alla verifica tramite la compilazione anonima, da parte di tutti gli studenti coinvolti, di un questionario di gradimento. Incontri con gli adulti interessati.