La città incantata:una lettura pedagogica interculturale.

Il mito del viaggio Iniziatico in

La città incantata

(c) Studio Ghibli

Quadro teoretico di riferimento

Premessa Perché ho scelto di utilizzare un Film di animazione? Un film di animazione Giapponese poi! C’è una triplice difficoltà in questa scelta, ma a volte le difficoltà e i problemi, così come gli imprevisti e gli errori, generano sapere e combinazioni di punti punti di vista insperati e fecondi. La prima difficoltà è il fatto che si tratta di un film di animazione, genere creduto indirizzato solo ai piccoli o agli adolescenti, e quindi aprioristicamente giudicato ingenuo e semplice. L’ animazione dispone l’animo ad accettare con più disponibilità le avventure fantastiche e irreali, dispone l’animo alla leggerezza e alla tranquillità. Ci si può attendere di tutto da un disegno e quindi siamo privi di aspettative. Tutto questo ci rende però più “vulnerabili” e se la trama, il disegno e l’animazione sono gravidi di significato e bellezza ecco che ne rimaniamo più colpiti. La seconda è che è un “cartone animato giapponese” e quindi carico di quei pregiudizi negativi sia di qualità artistica che di animazione, sia perché i cartoni animati giapponesi per adulti sono intesi solo quelli erotici. Miyazaki è un famosissimo regista di animazione giapponese, caratteristica dei suoi film e delle sue serie animate è quella di essere intrise di simbolismi e riferimenti alla vita moderna, con una costante attenzione per i moti dell’animo umano. L’ambiente e l’infanzia sono i temi più cari al regista che è critico verso le tendenze negative della società contemporanea. Egli mira a ispirare nello spettatore adulto una riflessione su quali siano le responsabilità dei comportamenti sociali ed educativi. L’ultima difficoltà è che la cultura giapponese è molto differente dalla nostra, talmente differente che a volte ci si vede ridicoli l’un l’altro. E’ differente sia la cultura antica dei grandi imperi nipponici, sia la cultura odierna. La cultura Giapponese è veramente “altra” e chissà se al suo interno si possono ritrovare, tra divinità shintoiste e stress consumistici, costanti pedagogiche, miti e archetipi in comune. Dispiegheremo allora la narrazione del film accanto agli archetipi del viaggio iniziatico per spingerci alla ricerca di alcune costanti pedagogiche della fenomenologia del processo educativo e, nel limite del possibile, al raffronto del sapere Pedagogico occidentale e orientale.

Educazione & Pedagogia

Educazione Pedagogia
Processo, dinamismo Paideia=fanciullo
RELAZIONE dialogante Ricorsiva Insegnare ai piccoli
Attività rivolte agli immaturi Teorie educative
Adeguatezza alla piena umanità Scienza dell’umano che umanizza le scienze
EX ducere, rivelazione del sè BERTAGNA:teoria e pratica della cura dell’umano
E-duca allevare, educando passivo Sapere Filosofico di carattere pratico
Nomadismo: tappe di pienezza di vita senza meta finale Pluritrans disciplinare
Trasmissione culturale Libertà umana di scegliere se stessi
PENSIERO RELIGIOSO PENSIERO LAICO SCIENTIFICO
giudaico cristiana greco romana

Per Benner esistono 3 tipi di teorie sull’educazione

1) teorie dell’educazione, come descrizione dei fatti e degli atti educativi empirici 2) teorie della formazione, che hanno come oggetto i risultati auspicabili, sono teorie pratico normative 3) teorie pedagogiche, filosofie educative Tentare di dare fondamento epistemologico alla pedagogia carpendolo dalle altre scienze (psicologia, sociologia…) non è possibile. Tutte queste scienze si porranno accanto al sapere pedagogico ma non le potranno dare fondamento.

Corallo identifica il sapere pedagogico come un sapere descrittivo interpretativo e come metodologia dell’educazione, utilizzato come sfondo di riferimento, nel quale si iscrivono tutte le discipline che ruotano attorno allo stesso oggetto di ricerca: il concetto di educazione. Questo concetto di educazione non è individuato una volta per tutte ma è passibile di riformulazioni, se si intende il sapere come effervescenza e non come cristallizzazione, senza che venga intaccato lo schema costruito da Corallo.

P E D A G O G I A filosofia dell’educazione

…didattica, psicologia dell’educazione, sociologia dell’educazione……

P E D A G O G I A metodologia dell’educazione

La pedagogia da cenerentola diviene collante anche per le altre scienze, quasi che senza pedagogia fossero scienze disumane.

Impasse La più grande scoperta della moderna filosofia è quella di “sapere di non sapere” (E. Morin). Arrivare a formulare il sapere non più secondo la prospettiva del funzionalismo computazionale, accumulazione di dati. La conoscenza è più una effervescenza in continuo divenire, è incontro, errore, progressione CHE una cristallizzazione di nozioni..

Il SOGGETTO è parte integrante del sapere, i reticoli affettivi, cognitivi, esperenziali di ogni soggetto influenzano la conoscenza, selezionano, interpretano, mediano l’oggetto e lo ricostruiscono nella coscienza.

Esiste un ventaglio di posizioni sul sapere e sul soggetto che conosce: da una parte Guardini afferma che “l’oggetto si impone ed è di per sé quello che è, non per amor mio o mie interpretazioni”. Dall’altra Corallo (Morin, Ceruti, Nishida Kitarou) la conoscenza è proiezione del punto di vista del soggetto, rappresentazione, mediazione.

Esiste una realtà dell’oggetto che si impone e il soggetto lo interpreta.

Per il filosofo Nishida Kitarou la conoscenza è un’azione piuttosto che il semplice possesso di dati.

Secondo l’epistemologia tradizionale, la conoscenza viene costruita secondo il soggetto cognitivo, e all’opposto il dato è pensato come meramente materiale o latente. […] Tuttavia, conoscere è agire e per agire si deve dare un fondamento. Di che cosa si tratta? Deve essere sempre il mondo della realtà che viene colto nell’intuizione attiva.

Quindi ogni pensatore pedagogico interpreta e colora i dati secondo la propria storia e per poter meglio capire le sue teorie conviene che questa soggettività sia messa in luce e non amputata nel nome di una presunta oggettività.

In questo modo però si rischia di cadere nel soggettivismo o nell’olismo semantico: esistono tante pedagogie quanti sono gli uomini sulla terra.

Carl Sandburg in una sua poesia usa l’efficacie esempio dei tre uomini che si mettono a descrivere un elefanti ed ognuno di loro lo considera secondo la propria solitudine esperienziale. Egli è assolutista su questa posizione: non c’è possibilità per l’uomo di poter “intendersi”, di trovare un terreno a metà strada dove ci si possa intendere a vicenda, non c’è possibilità di interscambio per paura. Infatti i tre uomini non sciuparono il pomeriggio a discutere o gettarsi cose in faccia. E’ una posizione rassegnata.

Dialéghesthai

Se dal soggettivismo pessimistico di Sandburg e dall’olismo semantico si vuole uscire occorre:

1) sospendere il giudizio;
2) mettersi in ascolto, dare la possibilità;
3) saper accettare l’incertezza e/o il fallimento;
4) mettersi in atteggiamento di Relazione dialogante Ricorsiva;

Questo permette di creare un terreno intersoggettivo dove le differenze si incontrano e generano sapere, i punti di vista si confrontano e generano nuove possibilità di intesa. La relazione Ricorsiva la formiamo e ci forma, svela e ci svela, coinvolge e sconvolge, spinge a superarci.

Allestire pedagogie dove le parti in causa siano sistemi evolutivi, complessità in divenire che rendono possibile condividere e co-costruire significati. Rendere esperto della propria vita l’educando.

Viaggio iniziatico

Il film Sen to Chihiro no kamikakushi (La misteriosa sparizione di Sen e Chihiro) Spirited Away (Via con gli Spiriti)

Regia: Miyazaki Hayao; sceneggiatura: Miyazaki Hayao; Direzione artistica: Takeshige Yoji; Direzione delle animazioni:Ando Masashi; Musiche: Hisaishi Jo; Produzione: Tokuma Shoten, Studio Ghibli. Giappone, 2001, 124 minuti.

Coronato da un prestigioso premio quale l’Orso d’oro al Festival di Berlino, vincitore come Miglior Lungometraggio al Nippon Academy Awards e vincitore del Premio Oscar 2003 come miglior film di animazione, importato e distribuito in occidente dalla Buena Vista, la casa di distribuzione Disney.

Chihiro è in viaggio coi genitori verso la nuova casa in una città nuova. Infatti la sua famiglia ha traslocato. Durante il viaggio però perdono la strada e attraversando un misterioso bosco sbucano in una strana cittadina, apparentemente deserta. Alla sera, con l’accendersi dei lampioni, il villaggio si popola, di Spiriti!! Chihiro viene separata in modo drammatico dai genitori e si trova da sola ad affrontare un mondo che le pare assolutamente impossibile dove gli esseri umani, a meno che non si rivelino utili e meritevoli, vengono trasformati in maiali dagli incantesimi di Yubaba. Questo strano personaggio è la direttrice della Stazione Termale il cui immenso palazzo domina su tutto il villaggio; per sopravvivere, Chihiro segue le indicazioni di un misterioso amico di nome Haku e sarà costretta a trovare lavoro presso Yubaba. Tutto ciò avrà un prezzo: firmando il contratto, legherà il proprio nome a Yubaba, col rischio di dimenticare completamente le proprie origini e la propria identità. Dovrà affrontare problemi di diversa natura e portata, da quelli di ordine domestico, come pulire la Grande Vasca della Stazione Termale, a quelli straordinari, come il cacciare un mostro Senza Volto dalla struttura. Tutte queste esperienze trasformeranno quella che era una ragazzina piagnucolona e senza nerbo in una persona nuova, cosciente delle proprie capacità, maturata e in grado di rimboccarsi le maniche senza essere sopraffatta dai problemi dell’esistenza. Alla fine di queste peripezie, Chihiro scoprirà memorie dimenticate, riuscirà a riconquistare il proprio nome e a ritornare, cresciuta, al proprio mondo.

Analizziamo ora i vari punti tipici del viaggio iniziatico, cioè quei viaggi appartenenti ai miti, leggende e favole dai quali i protagonisti tornano solitamente trasformati e rafforzati.
Solo per farvi meglio intendere pensiamo al viaggio di Cappuccetto Rosso, oppure Ulissse.

Estraneamento


(c) Studio Ghibli

(c) Studio Ghibli

Il nome Chihiro significa profondità, intenzioni profonde. Trasloco: nella visione di Miyazaki questo evento per un adolescente porta a momenti di maturazione e crescita. E’ metafora dell’ingresso nell’adolescenza come un trasloco, perdita dell’identità precedente e creazione di una nuova identità. E’ senz’altro un momento di separazione dal conosciuto, dall’ambiente e dalle sicure relazioni sociali intesse fin dall’infanzia. Ogni viaggio iniziatico comincia con una separazione e un estraneamento dal mondo tranquillo dell’infanzia: nuovi luoghi, nuove culture ed esperienze, il difficile cammino verso se stessi. Psicologicamente questa è un tappa fondamentale da superare per diventare ciò che si è chiamati ad essere. Buber “non ti chiederanno in un futuro perché non sei stato Mosè ma ti verrà chiesto: perché non sei stato te stesso”. E questo è quello che Miyazaki suggerisce per tutta la durata del film: ognuno ha la sua missione e se saprà perseguirla in modo aperto, senza chiudersi agli incontri, subirà dei cambiamenti che a loro volta potranno cambiare il corso degli eventi.

Nel mondo degli spiriti lo straniero non è sacro, anzi è considerato un impiccio, tanto è che viene trasformato in maiale o usato per i lavori più umilianti e duri. Questo in contrasto con le tradizioni culturali di molti popoli che invece ponevano lo straniero sul piano della sacralità, è invece una posizione in linea con la pragmaticità moderna.

Costante ambientale


(c) Studio Ghibli

(c) Studio Ghibli

Troviamo tutti i tipi di archetipi di attraversamento: perdere la strada, attraversare un bosco misterioso, passare attraverso una porta, oltrepassare il piccolo ruscello. Ma non è in questo attraversamento che si svolge la storia, è solo una simbologia di “entrata” inizio, percezione del cambiamento. Chihiro è molto impaurita e ad un certo punto deve decidere se restare in auto ad aspettare o seguire i genitori che curiosi si addentrano nella città abbandonata. Simboleggia la stasi e la passione di vivere che spesso di fronte ai bivi e alle decisione blocca le scelte e la crescita. La bimba durante l’attraversamento dell’edificio che funge da porta tiene per mano la madre e si guarda indietro quasi con nostalgia e rammarico, come per ricordare da dove viene. La fanciullezza dalla quale ci si distacca e si ripensa con nostalgia.
L’edificio non è antico ma è finto, di cartapesta afferma il padre, ed è un vecchio parco dei divertimenti che alla fine degli anni 90 andavano di moda e ora in disuso. E’ un riferimento alla cultura dell’effimero e dell’apparire.
E’ con la perdita dei genitori che Chihiro in preda al panico deve scendere a patti con questa nuova situazione e prendersi carico di sé e del riscatto dei genitori. Essi vengono trasformati in maiali in quanto si abbuffano senza limiti di fronte a succulenti cibi di un ristorante deserto (metafora del consumismo, del “di più è meglio”). Chihiro non potrà più ritornare all’uscita perché il ruscello è diventato un immenso mare impossibile da attraversare ad indicare l’irreversibilità della crescita. La storia é la trasformazione della bimba che avverrà in un mondo a lei totalmente sconosciuto e con regole proprie.
Il suo viaggio comincerà dal basso, dal locale delle caldaie dell’immenso edificio termale.

Figure adiuvanti/ostacolanti

Le figure che Chihiro incontra sono molto lontane dal dualismo tipico dei personaggi delle fiabe e letteratura occidentali. Non sono presenti infatti cattivi e buoni nemmeno sotto mentite spoglie (ranocchio principe, nonnina strega). Ogni personaggio richiede la sospensione di giudizio e una più attenta valutazione della sua storia, Miyazaki sottolinea come sia importante non smettere mai di dialogare, non erigere barriere e perseguire la propria missione senza chiudersi al mondo.

Il modo di relazionarsi della bimba infatti è gentile, onesto e disinteressato e questo la porta a scoprire il suo io interiore ed aprirlo al mondo. Chihiro incarna il valore della semplicità dell’essere umano, senza troppi pregiudizi culturali, basilare e naturale al punto di rischiare di essere sottovalutata. Una semplicità che risulta ancora più valorizzata da un contesto visivo ricco di particolari e di magnificenza , da mix tra animazioni tradizionali e computer grafica.

Queste sono le premesse del dialogo, della co-costruzione del sapere e del disvelamento di se stessi.

Prove da superare

Il film è pieno di momenti nei quali la protagonista deve superare prove. Ma non sono come in molte nostre favole o miti delle prove preconfezionate e straordinarie: solo chi estrae la spada dalla roccia, solo chi risponde alle domande della Chimera, chi sconfigge il drago etc. Le prove di Chiro sono momenti quotidiani ed ordinari vissuti però in maniera straordinaria.

Potrei parlarvi una a una di queste prove ma, oltre che a descriverne qualcuna in seguito, vi lascio liberi di scoprirle e gustarle nel film.

Approcci Interculturali all’Educazione

– Fenomenologia del Processo Educativo

Esistono nel processo educativo dei bisogni dell’immaturo, cioè colui che sta maturando, che sono oggettivi e altri soggettivi. Solitamente quelli oggettivi richiamano la figura paterna e quelli soggettivi la figura materna ma non significa che siano legati strettamente alla mamma e al papà. Sono a volte interscambiabili, l’importante che una coppia riesca a soddisfare entrambi i tipi di bisogno.

-Bisogni Oggettivi Paterni
Sono dovuti alla dipendenza insita alla condizione infantile e riguardano:

La sicurezza e la protezione materiale: cibo calore, cure.

Quando i genitori si trasformano in maiali, oltre che alla simbologia del cibo proibito degli dei, il regista sottolinea il moderno consumismo e approccio alla sicurezza, di fronte ai rimproveri e alle paure di Chihiro il padre risponde “Non ti preoccupare c’è qui il papà con la carta di credito e i contanti”.



La stanza “prigione” del figlio della strega Yubaba è piena zeppa di giocattoli, al punto che il bimbo ne è completamente sommerso.

Genitori che non prendono in considerazione la qualità di ciò che viene trasmesso, ma la sua quantità: all’abbondanza di doni e di oggetti corrisponde una povertà di gesti, parole e valori.

Altri bisogni paterni sono:

l’informazione e la conoscenza tramite l’istruzione intenzionale;

identità e collocazione sociale che avvicina e inserisce alla cultura di appartenenza, da un nome e una posizione nella società;

significato morale: viene interiorizzata la norma, la giusta condotta accettata e condivisa dal gruppo di appartenenza;

riconoscimento sociale e Stima, autostima;

La funzione educativa paterna legge dunque i bisogni dell’immaturo all’interno del proprio orizzonte culturale, è razionale e oggettiva.

Se assolutizzata: non legittima la minima inadenpienza o trasgressione, è incapacità di coniugare la regola con la contingenza. Diviene quindi un prevalere della cultura sulla natura, dell’universale sul particolare rischiando di distruggere l’immaturo.

-Bisogni Oggettivi Materni
Sono transitori e accompagnano la trasformazione, la crescita per la futura autonomia e riguardano:

La sicurezza affettiva: dare fiducia, rafforzarla, fonda la speranza, accoglie, contiene l’ansia infantile, rassicura, protegge. L’amore e la cura generano la capacità nel bimbo di dare e prendersi cura a sua volta di altri.
Il vuoto affettivo infantile causa danni profondi, Dyer afferma addirittura che “non si può dare quello che non si ha”.

Chihiro dimostra di prendersi cura e di amare. Questa forma di relazione ha potere trasformante su di se e su chi si incontra. Si deduce allora che la bimba non ha avuto genitori dediti solo al consumismo ma che essi in qualche modo le abbiano trasmesso per primi il senso di cura e accoglienza.

Il personaggio del Senza Volto rappresenta la paura e la solitudine che si colma con l’acquisto della compagnia altrui.
Egli da timido e solitario spirito, inizia a donare pepite d’oro e comprarsi amici. Egli arriverà a mangiarsi letteralmente i suoi amici diventando sempre più grosso e pericoloso.
Un po’ come oggi si intende l’amore o l’amicizia. Non volere il “bene” dell’altra persona ma si arriva a voler possedere l’altro in una forma annullamento e inglobamento dell’altro E’ solo con la semplicità di Chihiro, il suo costante rifiuto di doni intenta a proseguire la sua missione, che il Senza Volto imparerà a guadagnarsi e meritarsi la vera amicizia e compagnia fino a stabilirsi con l’anziana Zeniba e prendersene cura.

L’esperienza diretta è accompagnata e incoraggiata, le mani tese per accogliere i primi passi, interagire con l’ambiente accompagnati da adulti significativi.

Il figlio di Yubaba è tenuto in una stanza dove perfino la notte e il giorno sono regolati artificialmente dalla madre. Gli è stato detto che se esce ci sono i microbi e lui si ammalerà. Gli è negata ogni esperienza diretta e solo con Chihiro il bimbo inizia a girare per il mondo, divertirsi e camminare con le sue gambe. La madre si stupirà al suo ritorno ed esclamerà “Ma da quando sai camminare?”

Miyazaki fa riferimento a quei bambini che non soffrono per la disattenzione da parte dei loro genitori, ma per l’ossessiva attenzione, maniacale e malsana, che gli stessi rivolgono loro arrivandoli a soffocare (sepolto dai cuscini e giocattoli) e non farli crescere.

Il bisogno di identità personale sottointende alla motivazione della crescita.

Il regista affronta il tema del totalitarismo e della sopraffazione, considerando la politica del cambio dei nomi, adottata da Yubaba, come un mezzo per rubare l’identità degli individui e sottometterli.

Libertà e autonomia morale:

Bisogno di comprensione dei propri limiti e perdono delle proprie colpe da parte degli altri. Questo lo aiuterà a capacitarsi empaticamente dei limiti e colpe propri e altrui.

La funzione educativa materna legge le istanze contingenti del bambino concreto qui e ora, situazione per situazione. E’ perciò empatica e soggettiva.

Se assolutizzata: nega l’autonomia della vita affidatale e diviene una stretta soffocante. L’Io si svilupperà ipertroficamente in una morsa narcisistica.

La forma del figlio di Yubaba, neonato gigante, allude alla assolutizzazione della componente materna dell’educazione ricevuta.

L’io ipertrofico è rappresentato dalla mole del neonato e dalle parole con cui invita Chihiro a giocare: “se no ti spezzo un braccio”.

Fortunatamente la voglia di crescere e di essere autonomi prevale e il bimbo aiutato da Chiro, sblocca la situazione

Pedagogia Interculturale

L’educazione creativa
di Makiguchi Tsunesaburou

La Nuova Italia, 2000


Makiguchi pubblicò nel 1930 il primo volume della sua opera.
C’è qualche sinistra assonanza tra il nazionalismo degli stati totalitari dell’inizio del secolo scorso e l’attuale “dittatura del consumo” nelle democrazie. Nel primo caso i bambini venivano (e vengono in certi stati), educati a diventare sudditi o fedeli, nel secondo divengono consumatori acritici nel mondo delle merci e allevati con personalità predisposte alla dipendenza patologica.
Makiguchi (1871-1944), pedagogo e maestro di scuola elementare, battutosi per la trasformazione radicale dell’educazione del tempo, afferma la centralità del bambino con i suoi bisogni (quelli veri), e dichiara che lo scopo principale della formazione dell’individuo è la felicità. Una felicità scollegata dalla materialità, che si costruisce attraverso lo sviluppo di una coscienza sociale e la valorizzazione del senso di interdipendenza tra tutte le cose. La concezione di una pedagogia che pone la felicità come scopo dell’educazione e la diversità come ricchezza.

Queste poche righe ci portano a capire come conclusioni simili sia avvenute anche da una cultura diversa dalla nostra. Infatti queste idee di Makiguchi ci riportano ai concetti di organismo/ambiente, benavere/benessere/bendivenire, sapere di non sapere, la diversità, l’errore come fonti di sapere elaborate dalla cultura occidentale.

Conclusioni
Gettare lo sguardo oltre i propri confini e porsi in dialogo con gli altri orizzonti culturali permette di costruire il sapere.

L’esempio dei Magi che, nell’ipotesi di Zeffirelli, si incontrano e si aprono agli sguardi e alle interpretazioni altre, è importante sopratutto per la pedagogia. Se infatti la si vuole intendere come SCIENZA e PRATICA della cura dell’umano non la si può che concepire come una scienza dialogante che organizza, disorganizza e riorganizza il sapere lasciandosi illuminare da vari punti di vista e illuminando tutto il divenire umano.

Il film di Miyazaki è un capolavoro onirico con precisi riferimenti alla moderna situazione educativa: aperture, chiusure, assolutizzazioni, indifferentismi o integralismi.

Occorre l’ulteriore sguardo, l’ulteriore passo: concepire il sapere umano come “punto di vista umano”.
Carl Sagan nel libro Contact si spinge oltre e porta la cultura umana nell’universo. Quando l’umanità viene a contatto con la possibilità di vita aliena qualcosa di strano succede e la capacità di cogliersi in quanto umanità è più vicina.

Accettare il cambiamento di antiche certezze, concepire che la verità si crea nel dialogo, accettare il rischio, la novità, l’incertezza, l’errore.

Questo cogliersi umanità deve renderci capaci di amare l’uomo che ci sta accanto, contingente, presente.


Fabio Erba